Storia di un matrimonio: la festa vera
Questo, come il precedente post, è il racconto di un matrimonio visto con gli occhi di un ospite del team. Francesco ci ha seguito durante un servizio fotografico e qui prosegue il suo racconto. Per leggere tutte le puntate clicca qui.
Divertirsi con molto
A questo punto del racconto devo confessare una cosa: non sono un grande amante dei matrimoni. Li trovo un po’ troppo lunghi, faticosi (per tutti!) e decisamente impegnativi (bisogna essere un po’ tirati, vestito nuovo, trucco e parrucco, come si dice, anche per l’uomo). Diciamo che il matrimonio mette alla prova la mia pigrizia il cui acume si manifesta nel week end (come il matrimonio nel 90% dei casi; quello di Jessica e Luca fa eccezione e ribadisco la mia benedizione per questo). Non sono un grande amante, quindi. Non lo ero per la verità. Perché la cosa di cui mi sono stupito quando sono tornato a casa da questa esperienza, è che avevo un latente desiderio di riprovare l’esperienza. Nonostante sia stata, anche fisicamente, molto faticosa (stare dietro ai fotografi ha significato quasi 15 ore di lavoro), mi sono divertito. Soprattutto in una parte della giornata, che è quella che sto per raccontare.
Dopo la cerimonia Jessica e Luca sono più distesi: lo volevano fare e lo hanno fatto, sono marito e moglie impallinati dal riso e presi a baci e abbracci da tutti. Ma il bello deve arrivare, perché mentre tutti gli invitati si avviano al ricevimento, loro passeranno un po’ d tempo con Maurizio e il suo team per le foto. Ma non saranno le foto classiche con i girasoli, il bel monumento, lo skyline mozzafiato. Roba già vista. Troppo già vista. Ecco perché qui scatta il genio, in senso letterale. Perché la location sarà una sorpresa decisamente insolita. Jessica e Luca vengono portati in una località vicina e iniziano gli scatti. C’è una enoteca che ha un certo fascino? Jessica e Luca avranno una foto mentre sorseggiano un buon vino offerto dalla proprietaria. C’è una vetrina di un negozio di abiti inserita in un bel contesto? Jessica e Luca avranno una foto mentre mimano due manichini stile D&G. C’è un bel viale illuminato da una buona luce? Ecco la foto di Jessica e Luca che passeggiano mano nella mano sulla riga di mezzeria (eh sì, il traffico è bloccato al volo per l’occasione). La gente che passa osserva, sorride, fa gli auguri. Jessica e Luca avranno anche una foto mentre giocano a basket all’interno di un oratorio, in cui entrano salutati dallo scroscio di applausi di almeno 100 ragazzini che stavano lì dentro; ne avranno una sulla pista di go-kart e una mentre saltano sui tappeti elastici. Se io mi sono divertito nel vederli in queste strane situazioni, loro due se la sono proprio goduta: le foto e le idee di Maurizio sono troppo stuzzicanti per rinunciare a farne un’altra ancora: come quando devi portare via dai giochi un bambino, l’ultima non è mai l’ultima.
Mi sono accorto che è per questi momenti che molti scelgono Maurizio Toni. Chi lo sceglie, non sceglie un fotografo ma sceglie Maurizio Toni: è per certi versi la scelta di un brand unico. Voglio dire, se compri una Ferrari non stai comprando una macchina, stai comprando “la Ferrari”; se scegli di sposarti non scegli “una moglie” o “un marito”, ma stai sposando Giovanna, Francesca, Stefania o Alessandro, Federico, Paolo o comunque si chiami la persona che sarà con te tutta la vita. Non è la stessa cosa, è questo il senso.
Facciamo festa. Davvero. Finalmente!
Dite la verità, anche voi lo avete chiesto ad amici e parenti che si sono sposati: “ma il ricevimento dove lo fai?” oppure (o poi) “ma il menù che cosa prevede?”. D’altronde il nostro è il Paese della buona cucina e forse è anche giusto che sia così. Un mio amico tedesco una volta mi ha fatto sorridere dicendo, per raccontare quanto siamo attaccati a questo aspetto della nostra quotidianità, “voi italiani siete gli unici che si incontrano a tavola per parlare di cosa mangiano” (avrà voluto dire che siamo un po’ monotematici?).
Ma l’interesse per il ricevimento è dato anche da altri due fattori: il primo è che il momento in cui, al limite, puoi anche toglierti la cravatta o le scarpe con il tacco a spillo, muoverti in maniera meno rigida e lasciarti un po’ andare. Il secondo è che il momento degli scherzi agli sposi, la vera “vendetta” degli amici.
E infatti la festa al ristorante è caciarona, incasinata, rumorosa: ma è il modo genuino di manifestare felicità.
Da parte mia mi sono adeguato: ho trasgredito a tutte le regole alimentari e di benessere, ho mangiato la pasta di sera, ho bevuto più alcol di quello che mi concedo solitamente, sono andato a letto tardi. E, chiaramente, sono stato casto rispetto a quanto hanno fatto altri. Ma quello che vorrei far capire è che il matrimonio è anche un po’ trasgressione. E divertimento per questo; lo definirei un modo molto pop di divertirsi.
E poi c’è la musica. “Vorrei stringerti le braccia…” (V. Rossi): un trionfo di mani alzate. Il Rossi di Zocca fa anche agitare e ballare gruppi di ragazzi che quando ha cominciato a cantare probabilmente erano poco più che nati (o forse neppure). Lo stesso capita poco dopo con Ligabue e sono “urli contro il cielo” della gran parte della sala da pranzo. Si entusiasmano con relativamente poco perché è con poco, probabilmente, che si conquista un attimo di felicità. Frivola, fuggevole e sfuggente ma pur sempre felicità.
In tutto questo ogni tanto cerco Maurizio e il suo team che, raramente, trovo seduti a mangiare. Nella mia ingenuità (e anche per effetto di qualche esperienza passata con altri fotografi) credevo che, alla fine, il ricevimento potesse essere un momento di pausa anche per loro. E invece, non è così. Anche qui non c’è un attimo di pausa, l’attenzione è continua: guardano, vedono, scattano, controllano. Mi rigiro: osservano, scattano e controllano. E così, per ore. Per non perdere un attimo di questa storia. La festa pop sarà raccontata anche dalle loro foto.
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